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Bonifiche, nuovo diktat e Versalis fa ricorso

Il ministero dell'Ambiente intima all'azienda di smaltire 3 cumuli di terreno entro 60 giorni. L'azienda: provvedimento vessatorio e nocivo per l'ambiente. Il Comune pronto a costituirsi in giudizio.

Bonifiche, un’altra ingiunzione e un altro ricorso. Questa volta il diktat del ministero dell’Ambiente era indirizzato in via Taliercio. E anche in questo caso la risposta è arrivata sotto forma di impugnazione davanti al Tar. Tre collinette coperte da arbusti nel settore sud-ovest dello stabilimento Versalis, la cosiddetta Area N: sono loro al centro nell’ennesima battaglia a suon di carte bollate che si combatte attorno alle bonifiche del Sin di Mantova. Insomma: secondo il ministero sarebbero cumuli contaminati e quindi da rimuovere, trasportare in discarica e smaltire, mentre secondo l’azienda si tratta solo di terreno.

E’ datato 24 marzo 2014 il provvedimento con cui il direttore generale del ministero intimava a Versalis di «rimuovere i cumuli in araea N», « gestire tali materiali secondo la normativa vigente in materia di discariche incontrollate in quanto si tratta di depositi incontrollati superiori a un anno» e di «ottemperare alle prescrizioni entro 60 giorni». Illegittimo, vessatorio, nocivo per l’ambiente e anti-Costituzionale: questi invece gli estremi del ricorso al Tar Brescia con cui il 9 maggio scorso l’azienda del cane a sei zampe ne ha chiesto l’annullamento previa sospensione. Ricorso contro il quale l’assessore all’Ambiente Mariella Maffini ha intenzione di costituirsi in giudizio e proprio oggi porterà il caso al vaglio della giunta.

Ma ecco i punti salienti del ricorso. Il provvedimento secondo Versalis è illegittimo perché: «Al di fuori – si legge – del procedimento previsto dalla legge per l’adozione di provvedimenti riguardanti la bonifica dei Sin» e fa riferimento alla legge 549 del 1995 che «non impone l’obbligo di bonifica e di ripristino dell’area, ma solo il pagamento dell’ecotassa». Sul fronte inquinamento l’azienda fa poi presente che la richiesta di rimuovere e smaltire come rifiuti i materiali accumulati «non trova giustificazione nell’attuale situazione ambientale dell’area nè tantomeno è proporzionata rispetto agli effetti sull’ambiente derivanti dall’esecuzione di tali attività». Secondo l’azienda «non vi sono elementi per ritenere sussistente un rischio per l’ambiente, e in particolare per la matrice acque sotterranee». L’ultimo studio commissionato da via Taliercio è dell’aprile scorso, è firmato dall’Università Tor Vergata e stabilisce che «non vi è un apporto alla contaminazione nelle acque di falda sotterranee da parte dei cumuli». In sostanza il ministero avrebbe chiesto una bonifica senza aver prima accertato il superamento delle co ncentrazioni di rischio e comunque «la protezione della risorsa idrica è assicurata dalla barriera idraulica a valle».

Infine si tratterebbe di un intervento che rischia di essere nocivo per l’ambiente in termini di consumi e quindi di emissioni di gas serra («la quantità di gasolio consumata per eseguire l’intervento potrebbe alimentare 1000 vetture diesel per un anno intero») e di emissione di polveri sottili che sarebbe la stessa emessa in 12 anni a cumuli fermi. Infine l’ultimatum di 60 giorni è «vessatorio» e «in violazione dell’articolo 97 della Costituzione» in quanto, per la complessità delle operazioni richieste, in realtà «sono necessari 672 giorni lavorativi».