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Recepimento della Direttiva Europea sui RAEE: la Commissione Europea evidenzia le lacune italiane

Come previsto dal Trattato dell’Unione, tra i compiti della Commissione Europea c’è quello di verificare la corretta applicazione delle Direttive comunitarie nei diversi Stati Membri

Per questo motivo, la Commissione ha lanciato, alla fine dello scorso anno, una serie di “compliance promotion exercises” sul tema della gestione dei rifiuti. Obiettivi di queste indagini, da un lato identificare le esperienze positive e dall’altro evidenziare le situazioni critiche per supportare i Paesi meno “virtuosi” nell’implementazione di quanto previsto dalle normative.

Per quanto riguarda i RAEE, la DG Environment ha affidato a due società di consulenza ambientale (BiPRO e BIO by Deloitte) un progetto così articolato:

  • sono stati definiti gli aspetti da verificare:
    • esistenza di un adeguato network di Centri di Raccolta e di impianti di trattamento
    • implementazione del principio di responsabilità estesa dei Produttori (esistenza e operatività di Sistemi EPR, livello di cooperazione tra gli attori della filiera ecc.)
    • risultati di raccolta nel periodo
    • risultati ottenuti per quanto riguarda la preparazione per il riutilizzo dei RAEE e le attività di riciclo / recupero nel periodo
    • comparazione dei risultati ottenuti con gli obiettivi stabiliti dalla Direttiva
    • esistenza di politiche e strumenti per una corretta gestione dei RAEE in tutte le fasi (quali ad esempio: eco-design, prevenzione, preparazione per il riutilizzo, raccolta, trattamento, smaltimento delle sostanze pericolose ecc.)
    • adeguatezza del quadro legale e amministrativo volto ad assicurare l’effettiva applicazione della normativa sui RAEE (modalità di ispezione e controllo, risultati ottenuti grazie ai controlli effettuati, ispezioni sull’export dei RAEE, adeguatezza delle sanzioni applicate ecc.)
    • misure per promuovere la conoscenza dell’obbligo di ritiro dei RAEE da parte dei Distributori e per accrescere la consapevolezza dei Consumatori sull’importanza di una raccolta differenziata dei rifiuti elettrici ed elettronici;
  • è stata effettuata la raccolta delle informazioni su tutti questi aspetti in ciascuno dei 28 Stati Membri, ed è stato elaborato un factsheet per ciascuno di essi;
  • sono stati individuati i Paesi che hanno ottenuto i migliori risultati nell’implementazione della Direttiva sui RAEE (“very good performers”, tra i quali Austria, Germania, Francia, Spagna, Irlanda, Gran Bretagna) e quelli che invece presentano ancora gravi ritardi rispetto a quanto previsto dalla Direttiva (“large potential for improvements”, tra i quali accanto a Nazioni come Cipro, Grecia, Malta o Romania figura anche l’Italia);
  • in quattro degli Stati Membri più virtuosi e in quattro di quelli meno virtuosi è stato organizzato un workshop per illustrare i risultati dell’indagine, esaminare in dettaglio le best practices e approfondire le ragioni degli insuccessi.

Uno di questi workshop si è tenuto anche in Italia: il 27 giugno 2017 a Roma Maria Banti, Policy Officer della Unit “Waste Management & Recycling” nella DG Environment della Commissione Europea, Dana Huranova di BIO e Florian Senoner di BiPRO hanno incontrato i principali stakeholder del settore (Ministero dell’Ambiente, Organismi di controllo, Aziende di igiene urbana, Distributori, Riciclatori, Sistemi Collettivi, Centro di Coordinamento RAEE).

Molte le criticità evidenziate dall’indagine:

  • i target di raccolta non sono stati raggiunti
  • non ci sono dati sulla preparazione per il riutilizzo dei RAEE
  • non c’è una fotografia ufficiale della potenzialità di trattamento degli impianti esistenti in Italia
  • non sono stati effettuati controlli sulla filiera dei RAEE nel periodo 2013 – 2015
  • non esiste un tavolo di confronto permanente tra il Ministero dell’Ambiente e gli attori del Sistema RAEE italiano
  • non sono state effettuate campagne di comunicazione / educazione dei cittadini e dei consumatori (ad eccezione di quelle previste dall’Accordo di Programma tra il Centro di Coordinamento RAEE, le Associazioni dei Produttori di AEE, le Associazioni delle aziende di igiene urbana e ANCI)
  • il Decreto sull’eco-design è stato pubblicato solo pochi mesi fa, e prevede un iter burocratico sproporzionato rispetto ai benefici
  • il Decreto sulla qualità del trattamento, previsto dal D.Lgs. 49 del 2014, non è ancora stato emanato.

Un vero e proprio “j’accuse” da parte della Commissione Europea allo Stato Italiano, soggetto cui compete la responsabilità su tutti gli aspetti sopra elencati. L’auspicio è che il richiamo delle autorità comunitarie serva ad aumentare l’impegno del Ministero dell’Ambiente sul tema dei Rifiuti Elettrici ed Elettronici.

Oltre a questo, tuttavia, il workshop ha rappresentato anche una straordinaria opportunità per illustrare alla Commissione Europea i dettagli del modello multi-consortile con cui ha trovato applicazione in Italia il principio dell’Extended Producers’ Responsibility e il punto di forza di tale modello: una continua tensione all’eccellenza operativa e ambientale, frutto della competizione tra più Sistemi Collettivi sotto l’egida del Centro di Coordinamento RAEE. Non a caso, nella relazione presentata a Roma dai Consulenti della DG Environment si legge che “ … the Clearing House in a multi-system context model is definitely a best practice”.

Nonostante le carenze normative e la perdurante assenza di controlli da parte delle Autorità, quindi, i Produttori di AEE e i loro Sistemi Collettivi hanno saputo costruire nel nostro Paese un sistema virtuoso, a cui altri Stati Europei guardano oggi con vivo interesse.