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Rifiuti radioattivi: 31mila metri cubi in Italia

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Stabile, per il secondo anno consecutivo, la produzione di rifiuti radioattivi in Italia. Il totale del volume dei rifiuti radioattivi presenti sul suolo nazionale è pari a 31.751,6 metri cubi. Il Lazio è la Regione che ne ospita di più; il Piemonte la prima per radioattività. È quanto emerge dall’Inventario nazionale dei rifiuti radioattivi aggiornati al 31 dicembre 2020 messo a punto dall’Isin, Ispettorato nazionale per la sicurezza nazionale e la radioprotezione.

Dati che danno la misura dell’urgenza di realizzazione – e al tempo stesso della fattibilità e della gestibilità – del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e Parco Tecnologico, per il quale è in corso la seconda fase della consultazione pubblica che porterà alla predisposizione della Carta Nazionale Aree Idonee (CNAI) ad ospitarlo.

L’Inventario nazionale dei rifiuti radioattivi è aggiornato al 31 dicembre 2020 e fornisce un quadro completo della situazione dei rifiuti radioattivi in Italia, attraverso schede descrittive degli impianti situati nel territorio italiano che al momento detengono rifiuti radioattivi, combustibile esaurito, sorgenti dismesse e materie nucleari.

Contributo importante alla stabilità della produzione sono state le attività di bonifica (ad es. Centrale del Garigliano e Impianto Itrec) e/o di smantellamento (ad esempio Impianti Plutonio e Eurex, CCR Ispra, Centrale del Garigliano). Per il resto si nota una crescita fisiologica delle quantità, attenuata nei volumi grazie all’attività di trattamento sia dei nuovi rifiuti radioattivi che di quelli stoccati in passato. Alcuni rifiuti di origine medico-industriale inoltre, hanno perso rilevanza radiologica, rientrando nel regime ordinario dei rifiuti speciali.

L’incremento dei rifiuti radioattivi al 31 dicembre 2020, che tiene conto di tutte queste variabili, è stato pari a 724,3 m3. A incidere sull’aumento rispetto al 2019, anche la presenza, per la prima volta nell’inventario, dei dati relativi ai rifiuti radioattivi gestiti presso il deposito Cisam. Il settore è da pochi mesi entrato in una nuova fase tecnico-normativa: grazie ad un nuovo sistema informatico di acquisizione dei dati relativi a produzione e stoccaggio (stabilito dal D. Lgs. 101/2020) entrato in funzione nel 2021, è possibile disporre di informazioni sempre più precise e, soprattutto, in tempo reale sulla produzione e movimentazione dei rifiuti radioattivi.

A un mese dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’operatività del sistema Strims di Isin, si sono registrati oltre 1100 esercenti, la maggior parte dei quali detengono macchine radiogene e/o sorgenti di radiazioni ionizzanti soggette a notifiche o a specifico provvedimento autorizzativo. La piena operatività di STRIMS avverrà il 20 gennaio 2022, dopo 90 giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.

I dati dell’Inventario

Per quanto riguarda il 2020, nel dettaglio, sono aumentati i rifiuti radioattivi stoccati nel Lazio (da 9284 a 9504 m3, +220 m3), in Basilicata (da 3362 m3 a 3526 m3, +164 m3), Puglia (da 390 m3 a 535, +145 m3) e Lombardia (da 6147 m3 a 6167, +20 m3); in calo, al contrario, il quantitativo di rifiuti stoccati in Emilia Romagna (da 3272 m3 a 2837, – 435 m3), Piemonte (da 5605 m3 a 5304, -301 m3) e Campania (da 2968 m3 a 2905, – 63 m3). In totale, il volume dei rifiuti radioattivi presenti in Italia è pari a 31.751,6 m3. Il Lazio si conferma la regione con il volume maggiore di rifiuti radioattivi detenuti: con 9504 m3, detiene il 29.93% del totale nazionale. In termini di radioattività, invece, la regione che figura al primo posto è il Piemonte (2.067.697 GBq, pari al 73,09% del totale nazionale).

I rifiuti radioattivi presenti in Italia, secondo la classificazione vigente (D.M. 7 agosto 2015) sono: a vita molto breve (1291,41 m3, con una diminuzione pari a 114,33 m3 rispetto al 2019), ad attività molto bassa (14.618,28 m3, con un aumento di 545,88 m3), a bassa attività (12.700,07 m3, +178,88 m3 rispetto al 2019) e a media attività (3.141,83 m3, +113,87 m3).

Il 99% del combustibile irraggiato delle quattro centrali nucleari nazionali dismesse non si trova più in Italia: è stato inviato in Francia e in Gran Bretagna, dove è stato sottoposto a riprocessamento. I rifiuti radioattivi generati faranno rientro in Italia.

Rispetto all’edizione precedente, l’Inventario aggiornato al dicembre 2020 segnala inoltre che:

  • sono state effettuate spedizioni di rifiuti all’estero per il loro trattamento (resine della Centrale di Caorso per incenerimento, metalli dalla Centrale del Garigliano per fusione) e operazioni di trattamento dei rifiuti esistenti tramite supercompattazione e conseguente sostanziale riduzione dei volumi (Centrali di Caorso, Trino e Garigliano, Impianti Bosco Marengo, Eurex e Itrec);
  • sono iniziati i trasferimenti dei rifiuti solidi di media attività alfa contaminati dalla Nucleco al deposito OPEC2 della Casaccia;
  • presso la Cemerad, le variazioni rispetto all’anno 2019 sono dovute a caratterizzazione rifiuti, riconfezionamento di fusti in overpack, spedizione dei rifiuti presso impianti esterni e rinvenimento di ulteriori fusti non presenti negli archivi.

L’Inventario nazionale dei rifiuti radioattivi ISIN è disponibile sul sito web istituzionale a questo link.