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Scatta oggi il divieto per posate e piatti monouso: “Ora i governi decidano le quote di riciclo”

Le bottiglie in PET dovranno contenere entro il 2030 almeno il 30% di materiale riciclato. “È un passo avanti importante”, commenta Stefano Leoni del Circular Economy Network promosso dalla Fondazione per lo Sviluppo sostenibile e da 12 imprese e organizzazioni d’impresa. “Ora la palla passa ai governi: dovranno fissare quote di riciclo minimo per filtri e prodotti del tabacco, palloncini, assorbenti igienici, salviette umidificate e prodotti della pesca”

L’Unione Europea rilancia l’economia circolare. Oggi il Consiglio europeo approverà, secondo tutte le previsioni, la direttiva che limita fortemente la produzione di oggetti monouso in plastica. In particolare verrà messa al bando la plastica usa e getta per posate e piatti (sono esclusi stranamente i bicchieri), cannucce, cotton fioc, bastoncini per palloncini, contenitori per alimenti e tazze in polistirolo espanso.

Per le bottiglie in PET invece è previsto l’obiettivo di intercettare almeno il 90% dell’immesso al consumo entro il 2030 (con un obiettivo intermedio del 77% al 2025) e, sempre per il 2030, quello di garantire che le nuove bottiglie contengano almeno il 30% di materiale riciclato (25% al 2025).

Inoltre il principio della responsabilità estesa del produttore viene applicato a prodotti che contengono plastica come filtri del tabacco, palloncini, assorbenti igienici, salviette umidificate e prodotti per la pesca. Per tutti questi oggetti il produttore avrà l’obbligo di coprire i costi di raccolta e quelli del successivo trasporto e trattamento, inclusi i costi di rimozione dei rifiuti e le misure di sensibilizzazione.

Infine, per quanto riguarda i rifiuti che vengono portati a riva dai pescatori perché finiscono nelle reti, gli Stati europei dovranno organizzare forme di raccolta presso i porti, sempre con i costi di gestione a carico dei produttori.

“È un passo avanti importante. Il provvedimento ha una notevole forza innovativa: per la prima volta si impone una percentuale minima di utilizzo di materiale riciclato nella fabbricazione primaria dei prodotti”, commenta Stefano leoni, Coordinatore scientifico del Circular Economy Network promosso dalla Fondazione per lo Sviluppo sostenibile e da 12 imprese e organizzazioni d’impresa. “Per ora la soglia stabilita è del 30% al 2030: non è molto ma servirà a sostenere un mercato del materiale riciclato. È auspicabile che questa soglia non solo salga, ma venga introdotta anche per altri prodotti, ad esempio vestiti, arredamento, auto, elettrodomestici, costruzioni. Intanto la palla passa ai governi: in fase di recepimento dovranno fissare quote di riciclo minimo dei rifiuti raccolti relativi ai prodotti quali filtri e prodotti del tabacco, palloncini, assorbenti igienici, salviette umidificate e prodotti della pesca”.

Il voto del Consiglio segue quello del Parlamento europeo dello scorso 27 marzo e chiude definitivamente l’iter approvativo della nuova direttiva. Dopo il voto il testo sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea. Dall’entrata in vigore gli Stati membri hanno 2 anni per recepirla nei rispettivi ordinamenti.