Home Bonifiche Il punto su Taranto: bonifica e Piano di monitoraggio, best practice mondiale

Il punto su Taranto: bonifica e Piano di monitoraggio, best practice mondiale

Misurare gli effetti della bonifica sul territorio, con strumenti e dati scientifici che consentano di monitorare, prendere decisioni e modulare gli interventi in corso d’opera. Questo lo scopo delle 592 stazioni del Piano di monitoraggio all’interno dell’Area ad elevato rischio di crisi ambientale (Taranto, Statte, Crispiano, Massafra e Montemesola) presentato dal commissario straordinario per la bonifica, Vera Corbelli, con la collaborazione dell’Istituto superiore di Sanità, il comando dei Carabinieri per la Tutela della salute (Nas, Noe) e il comando provinciale dei Carabinieri di Taranto. Una collaborazione partita a giugno 2020 che prevede una partecipazione diretta alle attività di monitoraggio.

Le stazioni verificheranno lo stato di inquinamento delle acque superficiali, di quelle sotterranee, del mare e del suolo. Le informazioni provenienti dalle stazioni saranno elaborate e incrociate con quelle provenienti dai laboratori di analisi, per avere dati certificati sulla qualità dell’ambiente, l’avanzamento della bonifica, la salute dei cittadini.

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Il generale Adelmo Lusi del comando Carabinieri per la Tutela della salute, il commissario straordinario per la Bonifica di Taranto Vera Corbelli e il generale Maurizio Ferla, del comando Carabinieri Nucleo operativo ecologico (Noe)

Inoltre il commissario straordinario ha già posto in essere, tra gli altri, accordi con ISPRA, con ARPA Puglia, con la Azienda sanitaria locale (ASL) di Taranto, con l’Autorità portuale di Taranto e con la comunità scientifica.

«È una parte degli accordi in atto per fare di Taranto un modello dove la scienza, la tecnologia, le migliori risorse del Paese, nell’analisi dei fattori di rischio, trovano anche gli spunti e le risorse per superarli e farli diventare un’opportunità di crescita per il nostro Paese» ha detto il presidente dell’Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro, intervenendo al seminario di presentazione svoltosi presso il comando Carabinieri Nas a Roma.

«L’esperienza di Taranto in materia di bonifica e risanamento ambientale ci richiama la necessità di un approccio sì complesso ma integrato e multidisciplinare – ha aggiunto il sottosegretario all’Ambiente, Roberto Morassut – Ma questo è anche il modo in cui deve lavorare la pubblica amministrazione. Il lavoro fatto a Taranto dal commissario Vera Corbelli è un modello anche per altre realtà italiane».

Un modello innovativo di bonifica

A Taranto è stato avviato un modello innovativo di bonifica delle aree di crisi ambientale complesse che va oltre gli interventi classici di riqualificazione, ma punta ad individuare le cause dell’inquinamento, le dinamiche che ne consentono la propagazione con l’obiettivo di eliminare o diminuire le pressioni e gli impatti delle fonti inquinanti sul territorio e, ancora più importante, sulla popolazione. Questo perché l’inquinamento di Taranto non deriva solo da ILVA: l’area è compromessa per la presenza di altre e diverse situazioni critiche ambientali.

Si tratta di una metodologia unica nel suo genere, che oggi viene esportata anche in Campania. È di giugno la notizia dell’alleanza Taranto-Bagnoli per le bonifiche. I commissari straordinari delle due Aree di crisi hanno siglato un accordo – il primo di questo genere in Italia – affinché le strategie attuate a Taranto siano replicate a Napoli, in Campania. Il modello Taranto è una best practice raccontata anche nella “Carta per le bonifiche”, documento strategico che il ministro per l’Ambiente Costa ha presentato nei giorni scorsi.

Tre università di livello mondiale hanno avviato studi sul modello di bonifica tarantino: University EHT, ovvero il Politecnico di Zurigo; UCL, University College of London; UPC, l’Università Politecnica di Catalogna a Barcellona.

Il Piano di monitoraggio in breve

Per fare alcuni esempi, per il comparto suolo sono stati attivati 297 siti di campionamento per verificare l’idoneità̀ dei suoli all’agricoltura e all’allevamento. E saranno anche campionate ed analizzate alcune matrici alimentari di origine vegetale, anche quelle destinante all’alimentazione degli animali.

Per il comparto mare sono state predisposte 16 piattaforme fisse di rilevamento di cui 8 nel Mar Piccolo e 8 fuori dalla rada e nel Mar Grande (ondametri, correntometri, mareografi, anemometri, sonde multiparametriche); 12 camere bentiche di cui 8 nel I Seno e 4 nel II Seno del Mar Piccolo (per misurare i tassi di variazione o di movimento dei contaminanti nei sedimenti); 24 stazioni mobili nel Mar Piccolo e 17 nel Mar Grande e Mar Jonio per l’esecuzione di campagne periodiche di rilevamento dello stato qualitativo (chimico ed ecotossicologico) della colonna d’acqua e dei sedimenti marini.

Si tratta di una progettazione di grande complessità che partendo dalle risultanze di studi, indagini e analisi eseguite dal commissario straordinario sull’Area vasta di Taranto, (corroborati dagli esiti di studi e/o monitoraggi eseguiti da altri soggetti istituzionali,) ha consentito di elaborare un modello concettuale preliminare capace di descrivere, su Area vasta:

  • il contesto geo-ambientale di riferimento;
  • le potenziali sorgenti di contaminazione primarie e secondarie;
  • le probabili sostanze contaminanti presenti nelle matrici ambientali;
  • le modalità̀ di migrazione degli inquinanti dalle sorgenti ai bersagli;
  • i possibili bersagli.

Il monitoraggio, in funzione delle caratteristiche delle matrici ambientali da controllare e ai contaminanti da esaminare, impiegando innovative tecnologie, sarà̀ attuato mediante la misurazione, valutazione e determinazione di parametri fisico-ambientali e di livelli di inquinamento, periodica e continua, permettendo, nel contempo, la conseguente elaborazione di una piattaforma integrata di supporto alle decisioni.

Può contare su strumentazioni che inviano dinamicamente indicazioni sulla presenza e concentrazione di inquinanti, in aggiunta alla definizione delle aree attualmente inquinate. Sarà̀ possibile verificare l’impatto delle zone inquinate sulle aree circostanti, nonché́ l’individuazione di nuove aree.

Quartiere Tamburi

Sono terminati i lavori alle scuole del Quartiere Tamburi dove sono state realizzate opere infrastrutturali, nuovi impianti di ventilazione e aree verdi. Di pari passi è stata portata avanti un’attività di educazione ambientale e conoscenza del territorio tarantino che ha coinvolto alunni e docenti. A breve sarà presentata la pubblicazione frutto delle ideazioni degli alunni delle scuole Tamburi.

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Intervento di riqualificazione e adeguamento termico-impiantistico delle scuole De Carolis, Deledda, Gabelli, Giusti e Vico

Ha riaperto anche il cantiere dei lavori del cimitero di San Brunone, nel rispetto del protocollo di sicurezza dei lavoratori in conseguenza all’emergenza Covid. La zona oggetto di intervento comprende tutta l’area del cimitero urbano, ha una estensione complessiva di circa 181 mila metri quadri. Le analisi sui terreni hanno evidenziato un inquinamento profondo: le attività di inumazione hanno difatti provocato una continua rimozione del terreno portando lo strato superficiale inquinato anche molto più basso, sino a due metri.

L’intervento prevede opere di rimozione dei terreni inquinati, di rinterro e di capping, oltre alla realizzazione di un sistema di smaltimento delle acque meteoriche in sostituzione di quello attualmente esistente. I lavori termineranno a settembre 2021 e la bonifica del cimitero consentirà il prosieguo della pratica dell’inumazione garantendo la sicurezza per i lavoratori e i visitatori del cimitero; particolare importanza riveste anche l’efficientamento del sistema fognario del cimitero oramai poco funzionante.

Interessante notare come il progetto di fattibilità tecnico-economica, definitivo ed esecutivo, è stato elaborato interamente all’interno dell’amministrazione da un gruppo di tecnici individuato dal Commissario nell’ambito dei dipendenti pubblici che compongono lo staff di supporto. Cosa che ha consentito di diminuire notevolmente i tempi e i costi per le varie fasi di progettazioni.

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Campo 20 del cimitero di San Burione: prima area di scavo.

I rifiuti di Chernobyl

Sull’area dell’ex-Cemerad sono al 90% la rimozione e l’allontanamento dei fusti con materiale radioattivo e filtri industriali contenenti polveri, provenienti dalla nube radioattiva di Chernobyl. La presenza di questi fusti risale a 20 anni fa, ma la loro rimozione è iniziata soltanto con il commissariato di Vera Corbelli. Il deposito oggi è in sicurezza e sono stati allontanati oltre 12 mila fusti dei circa 16.500 presenti

Mar Piccolo

Nel Mar Piccolo è in corso uno dei più complessi e delicati interventi di bonifica e riqualificazione ambientale mai attuati a livello internazionale con l’obiettivo di restituire alla città il suo nucleo fondativo. La città di Taranto, infatti, è nata e si è sviluppata attorno al Mar Piccolo che è un ecosistema unico al mondo, caratterizzato da una grande biocenosi bentonica e da specie animali di particolare interesse conservazionistico.

Nel Mar Piccolo sono state censite 180 fonti inquinanti di diversa natura. Ne sono state chiuse oltre 90 ma la situazione è fortemente compromessa. Sono stati rimossi oltre centinaia di oggetti (corpi antropici di diversa natura: auto, scooter, elettrodomestici, reti di pescatori). Sono state avviate anche due importanti operazioni di salvaguardia di specie marine protette: la Pinna nobilis e il cavalluccio marino. Di quest’ultimo nel Mar Piccolo c’è una colonia di oltre 3000 esemplari (la più importante e numerosa colonia del Mediterraneo) che verranno identificati e traslati in una zona meno inquinata per permettere la bonifica.

Con le operazioni di marine litter nel Mar Piccolo, ovvero la rimozione sostenibile e lo smaltimento dei materiali di natura antropica presente sul fondale, sono state rimosse :

  • Oltre 86 tonnellate di autovetture;
  • Oltre 156 tonnellate di rifiuti urbani indifferenziati
  • Oltre 197 tonnellate di relitti metallici, eliche, cavi di acciaio e altro materiale .

Inoltre è stata definita un’azione di sistema articolata nelle seguenti 13 azioni/interventi:

  1. Interventi per la mitigazione degli impatti derivanti dagli scarichi;
  2. Abbattimento delle fonti di contaminazione provenienti dalla rete idrografica superficiale;
  3. Bonifica degli ordigni e dei residuati bellici;
  4. Tutela, monitoraggio e traslocazione di specie di interesse conservazionistico;
  5. Piano di monitoraggio ambiente marino;
  6. Rimozione sostenibile e smaltimento dei materiali di natura antropica dai fondali;
  7. Bonifica e riqualificazione ambientale delle sponde e delle aree contermini;
  8. Abbattimento delle fonti di contaminazione da deflusso delle acque sotterranee;
  9. Risanamento e/o messa in sicurezza permanente dei sedimenti contaminati;
  10. Rimozione del mercato ittico galleggiante (più sotto un capitolo dedicato);
  11. Ottimizzazione delle filiera della mitilicultura
  12. Misure materiali ed immateriali per la bonifica e riqualificazione ambientale e territoriale delle aree prospicienti il Mar Piccolo di Taranto;
  13. Piattaforma informatica per la gestione dei dati.

Mercato ittico galleggiante

Sono ripresi i lavori per il cantiere del MIG, il Mercato Ittico Galleggiante, intervento inizialmente non compreso nella bonifica, ma inserito per espresso intervento del Commissario con una progettazione integrata, che tiene conto dell’articolato sistema di biodiversità del Mar Piccolo.

La presenza del relitto semiaffondato impediva oggettivamente di valorizzare la filiera della mitilicoltura. Per questo, su richiesta di Confcommercio e di tutte le Associazioni della filiera il Commissario ha reperito i fondi per la rimozione e la nascita di un nuovo punto di sbarco per i pescatori.

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Il relitto del mercato ittico galleggiante nel Mar Piccolo di Taranto

Presumibilmente entro i prossimi tre mesi si potrà procedere alla rimozione della grande piattaforma di 22 mila tonnellate di ferro ed altri materiali. Per evitare o ridurre al minimo la movimentazione di materiale che proviene dalle lavorazioni, ovvero la dispersione dei sedimenti che potrebbero andare in sospensione, saranno messe in posa barriere anti-inquinamento per isolare l’area di lavoro.

Al termine delle attività di rimozione del relitto mercato ittico galleggiante, si procederà con il campionamento dei fondali e la successiva analisi dei campioni di sedimento. Sono stati ipotizzati 8 punti di campionamento uniformemente distribuiti su tutta l’area di sedime del MIG in modo da caratterizzare la superficie del fondale marino su cui giacevano le strutture del relitto mercato ittico.

Partenariato per l’innovazione

È in corso la gara per il Partenariato per l’Innovazione, la prima in Italia di questo tipo, che consentirà di avere dei “dimostratori tecnologici” in scala in grado di indicare se il “rimedio” funziona e, solo in caso affermativo, proseguire con l’attuazione. Si tratta di un’apposita procedura giuridico-amministrativa e tecnica basata sulla preventiva verifica e validazione in situ dell’efficacia delle tecnologie, nonché delle eventuali proposte migliorative avanzate dai concorrenti, attraverso lo strumento del partenariato per l’innovazione. In concreto prevede:

Interventi non strutturali di bioremediation: recupero assistito delle aree attraverso rimedi naturali, finalizzati all’accelerazione controllata dei processi di autodepurazione ed autoregolazione degli ecosistemi. Tali interventi saranno realizzati in un’area di circa 11.000 mq ricadenti nella Zona 2b.

Interventi strutturali non impattanti di capping e ricostruzione dell’habitat. In particolare, il capping sarà realizzato con la tecnologia di “ricostruzione dell’habitat naturale” che, oltre a costituire una barriera fisica rispetto alla fonte di contaminazione, determina la possibilità di attivare processi di rigenerazione dell’intero ecosistema. Tali interventi saranno realizzati in un’area di circa 45.000 mq ricadenti nella Zona 1.

Interventi strutturali non impattanti di asportazione selettiva dei sedimenti e ricostituzione dell’habitat: saranno effettuati con tecnologie in grado di ridurre drasticamente gli effetti indesiderati connessi alla risospensione dei sedimenti e alla torbidità della colonna d’acqua, nonché con un più accurato controllo delle profondità di asportazione. Sono incoraggiate tecnologie che prevedano il trattamento e riutilizzo dei sedimenti asportati. Tali interventi saranno realizzati in un’area di circa 90.000 mq ricadenti nella Zona 1.

La bonifica crea lavoro

Tra gli effetti benefici indiretti, c’è anche la riqualificazione professionale e ricollocazione di 145 ex lavoratori della società in house della Provincia di Taranto, Isola Verde, nelle attività di pulizia del Mar Piccolo e zone contermini.