Home Rifiuti Industria della plastica: uno studio per competitività e circolarità al 2040

Industria della plastica: uno studio per competitività e circolarità al 2040

Riciclo-plastica

Con 58,4 miliardi di euro di fatturato, 15,3 miliardi di valore aggiunto e 164.000 occupati, la filiera della plastica rappresenta un pilastro del sistema manifatturiero italiano, seconda solo alla Germania in Europa. È quanto emerge dal nuovo studio L’industria della plastica in Italia: strategia e piano d’azione per sostenere la competitività e la circolarità realizzato da TEHA Group in collaborazione con associazioni di settore (Federchimica – PlasticsEurope Italia, Unionplast, Amaplast, PVC Forum Italia, IPPR) e consorzi come COREPLA e Biorepack, insieme ai principali player industriali.

Lo scenario europeo: normativa e competitività

Negli ultimi anni l’industria ha dovuto affrontare un vero e proprio “tsunami normativo”, dalle direttive SUP e REACH al nuovo Ecodesign for Sustainable Products Regulation e alla CSRD. Norme che hanno accelerato la transizione verso un modello più sostenibile, ma che hanno anche generato costi significativi per le imprese, soprattutto le PMI. Per questo la nuova agenda europea – dal Clean Industrial Deal al Chemicals Industry Package – mira oggi a bilanciare sostenibilità e competitività.

Le tecnologie chiave: riciclo meccanico, chimico e organico

Il rapporto sottolinea la necessità di valorizzare la complementarietà tra riciclo meccanico e chimico, integrando anche il riciclo organico delle bioplastiche compostabili.

  • Riciclo meccanico: già oggi copre circa il 30% dei rifiuti plastici in Italia, ma non è sufficiente per materiali complessi o multi-strato.
  • Riciclo chimico: con 2,6 miliardi di investimenti entro il 2040, il settore potrebbe trattare il 13,6% dei rifiuti plastici nazionali, portando – insieme al meccanico – a coprire fino al 45% della domanda di materia prima del Paese.
  • Riciclo organico: riconosciuto come leva per la crescita delle bioplastiche, sempre più strategiche per l’economia circolare italiana.

Le sfide: energia e costi ETS

Lo studio evidenzia che alto costo dell’energia e prezzi record delle quote ETS rischiano di compromettere la sostenibilità economica degli impianti di riciclo chimico in Italia. Con un prezzo medio dell’elettricità oltre i 110 €/MWh e i permessi ETS oltre 64 €/ton, il gap competitivo rispetto a USA e Cina resta significativo.

Le proposte di policy

TEHA Group formula 15 raccomandazioni per sostenere la filiera:

  • Quick win: riconoscimento normativo del mass balance per il riciclo chimico, corsie preferenziali per autorizzazioni impiantistiche, database nazionale delle plastiche seconde.
  • Misure con portafoglio: crediti fiscali per l’uso di plastiche riciclate, procurement circolare nella PA, target vincolanti di contenuto riciclato e bio-based.
  • Interventi strutturali: riforma dell’EPR estesa a settori come edilizia e automotive, Strategia nazionale della plastica e un Fondo nazionale per la transizione circolare, alimentato da risorse pubbliche e private.

Gli scenari al 2040

Secondo il modello elaborato, entro il 2040 l’Italia potrebbe:

  • recuperare fino a 4,5 milioni di tonnellate di rifiuti plastici (contro i 3,9 milioni del 2022),
  • coprire fino al 45% del fabbisogno nazionale di materie prime con plastica riciclata,
  • attivare 3 miliardi di valore aggiunto e oltre 30.000 nuovi posti di lavoro se la produttività della filiera si allineasse ai livelli dei best performer europei.