
A Bozzolo (MN), lungo il fiume Oglio, è stata completata la demolizione del ponte ferroviario reticolare in acciaio, costruito negli anni Cinquanta e rimasto in esercizio fino a oggi. L’operazione è inserita nel progetto di raddoppio della linea ferroviaria Codogno-Cremona-Mantova e prevede la sostituzione del vecchio ponte con uno nuovo adeguato alle esigenze di traffico attuali e future.
L’intervento rappresenta un caso di riferimento nel panorama nazionale per la demolizione di ponti ferroviari. La combinazione di mezzi di sollevamento di capacità eccezionale, progettazione ingegneristica avanzata e procedure operative basate su simulazioni e verifiche puntuali ha consentito smontare progressivamente le tre campate della struttura reticolare, riducendo i rischi di instabilità e preservando la possibilità di riciclare integralmente l’acciaio.
Il committente dei lavori è RFI – Rete Ferroviaria Italiana. La realizzazione del lotto 3 (Piadena-Mantova) è affidata alla RTI composta da Impresa Pizzarotti & C. S.p.A., Saipem, ICM S.p.A. e Salcef Group. A Italferr S.p.A. ono affidate la direzione lavori e le attività di coordinamento e controllo.


Mezzi di sollevamento di grande capacità
Le dimensioni del ponte – tre campate reticolari larghe 5 metri, alte fino a 6 e lunghe rispettivamente 40, 48 e 40 metri – hanno reso necessario l’impiego di due tra le gru cingolate più imponenti disponibili in Italia. Sul lato Bozzolo è stata installata una Tadano CC 38.650, con capacità di sollevamento fino a 625 tonnellate; sul lato Marcaria ha operato la Demag CC 6800, macchina da 1.250 tonnellate di portata nominale.
L’allestimento di questi mezzi ha richiesto giorni di preparazione: sono state realizzate platee in calcestruzzo in grado di sopportare oltre 30 tonnellate per metro quadrato, integrate da spessori in legno Azobé sotto i cingoli per distribuire i carichi e garantire stabilità al terreno.

Sequenza operativa
La demolizione è iniziata con la campata laterale sul lato Bozzolo, che ha visto operativa la Tadano CC 38.650, con una capacità di 625 tonnellate. Dopo l’imbragatura con catene passate sotto i correnti inferiori e collegate a bilancini da 14 metri, la gru ha messo in tiro il carico, portandolo progressivamente fino al 70% del peso stimato. Questo precarico, effettuato per controllare la corretta distribuzione degli sforzi, ha preceduto il sollevamento effettivo. La campata, dal peso di circa 137 tonnellate, è stata poi staccata dagli appoggi e calata nell’area di deposito predisposta.
La fase più impegnativa ha riguardato la campata centrale, lunga 48 metri. Per verificarne il peso reale rispetto ai calcoli, le due gru hanno inizialmente sollevato insieme l’intera struttura di pochi centimetri, mantenendola in tiro e monitorando le celle di carico. Una volta accertata la corrispondenza con i valori attesi, la campata è stata riappoggiata sugli appoggi per consentire agli operatori di eseguire un taglio in due tronconi. La separazione è avvenuta tramite cannelli ossipropanici di oltre un metro e mezzo, utilizzati da piattaforme aeree in condizioni di massima sicurezza.
Completata la sezione, ciascun semiponte – circa 95 tonnellate – è stato sollevato contemporaneamente dalle due gru, mantenendo un perfetto sincronismo nei movimenti. La calata a terra è avvenuta in maniera progressiva e controllata, millimetro per millimetro, fino al deposito nell’area di cantiere.
La terza campata sul lato Marcaria, è stata rimossa con la stessa procedura adottata per la prima e ha visto all’opera la Demag CC6800, con una portata nominale di 1250 tonnellate.

Gestione e recupero dei materiali
Una volta a terra, le travate sono state sottoposte a riduzione volumetrica mediante escavatori cingolati da 50 tonnellate dotati di cesoie idrauliche. I tagli successivi hanno permesso di sezionare le grandi travi in elementi di dimensioni idonee al trasporto verso gli impianti di recupero. Tutto l’acciaio proveniente dal ponte sarà destinato al riciclo, completando il ciclo virtuoso di gestione dei materiali.
In una fase successiva, l’intervento interesserà le pile e le spalle in muratura, che verranno demolite con escavatori equipaggiati con martelli demolitori, seguendo un approccio top-down per ridurre gradualmente le strutture senza comprometterne la stabilità.
