Home Bonifiche Bioremediation: i microrganismi alleati nella bonifica dei suoli contaminati in Europa

Bioremediation: i microrganismi alleati nella bonifica dei suoli contaminati in Europa

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Nel contesto della crescente preoccupazione per la salute dei suoli europei, ricercatori finanziati dall’Unione europea stanno puntando su soluzioni innovative che sfruttano la forza della natura stessa per affrontare l’inquinamento di terreni fortemente compromessi da attività industriali e pesticidi.

Le aree di suolo contaminate rappresentano un problema diffuso: discariche abbandonate, siti industriali dismessi, vecchi impianti chimici e depositi di rifiuti rischiano di riversare sostanze tossiche nel terreno e nelle acque sotterranee, con impatti sulla salute umana e sugli ecosistemi. In questi contesti tradizionali metodi di bonifica chimico-fisica possono risultare costosi, energivori e impattanti sul territorio.

Bioremediation: natura che lavora per noi

La bioremediation (o biorisanamento) si basa sull’utilizzo di microrganismi, funghi e – in alcuni casi – piante capaci di metabolizzare o trasformare composti inquinanti in sostanze meno dannose. Nel terreno, microbi autoctoni producono enzimi che degradano sostanze organiche persistenti, come pesticidi o idrocarburi, riducendo la tossicità senza ricorrere a processi chimici aggressivi.

Un progetto europeo, BIOSYSMO, coinvolge team di ricerca di tutta Europa che studiano la microbioma del suolo, cioè la comunità di microrganismi che vivono naturalmente nella terra, per capire quali organismi siano più efficaci nel degradare specifici contaminanti. Attraverso campionamenti in siti reali e simulazioni in laboratorio, gli scienziati cercano di ricreare condizioni ideali affinché questi microbi possano “fare il loro lavoro” in modo efficiente.

Parallelamente, iniziative come MIBIREM si concentrano sulla creazione di una “cassetta degli attrezzi” per il biorisanamento, con metodi, linee guida e soluzioni pratiche che possano essere adottate anche da tecnici, enti locali o imprese di bonifica. Questo approccio cooperativo integra esperti di microbiologia, ingegneria ambientale e tecnologie avanzate, con l’obiettivo di rendere la bioremediation non solo efficace ma anche tecnicamente replicabile su scala più ampia.

I vantaggi dell’approccio sono concreti: oltre a ridurre l’impronta di carbonio e i costi energetici rispetto alle tecniche convenzionali, il biorisanamento può valorizzare la biodiversità del suolo e favorire la ricostruzione di ecosistemi sani, fondamentali per l’agricoltura, la qualità delle acque e la resilienza ambientale.

Tuttavia, la strada non è priva di sfide. La bioremediation richiede spesso tempi più lunghi rispetto alle tecnologie tradizionali e può essere sensibile alle condizioni locali del sito: disponibilità di nutrienti, ossigeno, composizione microbiologica sono fattori che influenzano l’efficacia del processo. Inoltre, in alcuni casi può essere necessario stimolare o integrare la comunità microbica con ceppi specifici attraverso tecniche di bioaugmentazione.

Nonostante queste complessità, l’interesse scientifico e applicativo è in crescita: i risultati preliminari suggeriscono che microrganismi opportunamente selezionati e combinati possono contribuire a degradare composti tossici con minori emissioni di gas serra e costi inferiori rispetto alle tecniche convenzionali, offrendo una via più sostenibile di risanamento dei siti contaminati.

L’azione europea in questo settore si innesta anche nella più ampia strategia per la salute del suolo, riconosciuta come elemento critico per gli obiettivi di sostenibilità e sicurezza alimentare. Se consolidata, la bioremediation potrebbe affiancarsi alle tecniche tradizionali e rappresentare un tassello importante nella transizione verso modelli di bonifica più sostenibili e meno invasivi.