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Rogge di Trento: ripresa la bonifica ma il sistema non funziona e costa 6,5 milioni

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Dopo una sospensione di mesi, sono ripresi i lavori del primo lotto di bonifica delle rogge demaniali di Trento Nord, contaminate con piombo tetraetile, sodio e idrocarburi volatili. Purtroppo però, le «iniezioni» di cemento messe in atto per impermeabilizzare la falda troppo alta, che impediva di lavorare in sicurezza e con efficacia, non funzionano come previsto.

L’intervento di bonifica del tratto di proprietà pubblica della Primaria di Campotrentino e del rio Lavisotto era iniziato l’anno scorso, ma era ben presto stato interrotto perché i monitoraggi avevano messo in luce un livello permanente della falda più alto di quel che si pensava, con conseguente impossibilità di asportare la parte inquinata dei terreni depositati evitando il contatto e la contaminazione della falda stessa.

Per ovviare al problema si è pensato di impermeabilizzare le rogge, iniettando tra i due e i tre metri di profondità uno strato di cemento evitando così, grazie anche alle palancole laterali, che la falda risalisse e si mischiasse col materiale sporco. L’intervento ha richiesto una variante progettuale e un aggravio dei costi di circa 700mila euro rispetto al contratto, assegnato a un’associazione temporanea tra l’impresa BSA Bonifiche e soluzioni ambientali, il Consorzio Lavoro Ambiente ed Ecoopera per una cifra di oltre 6,5 milioni.

A marzo la variante ha ricevuto il via libera del ministero, ma i lavori sono partito solo da qualche settimana. Abbastanza per capire che il sistema individuato funziona solo a metà: il cemento iniettato va infatti a mischiarsi con il terreno e ne viene in qualche modo contaminato. Questo potrebbe comportare la necessità di dover in un secondo tempo asportare anche lo strato di cemento, operazione che comporterebbe un deciso aumento dei costi di trasporto e smaltimento finali.

Un problema non indifferente, che rischia di allungare ulteriormente i tempi di quello che viene considerato una sorta di progetto pilota vista la necessità di procedere poi con un altro corposo intervento nell’ambito del progetto di circonvallazione ferroviaria, con asportazione dei terreni inquinati dove passeranno i due nuovi binari in trincea, tra ex Sloi ed ex Carbochimica. Qui, secondo gli accordi tra Rfi, Comune e Provincia, si dovrebbe fare un vero e proprio intervento pilota prima di definire le modalità di “pulizia”. L’esperienza delle rogge dice che non sarà facile, né dal punto di vista tecnico né economico.