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SWITCH per il trasporto inerti sostenibile: i dati del progetto pilota

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Il progetto SWITCH finanziato con l’acronimo GeTRI – Gestione Trasporto Inerti e Rifiuti Inerti Intermodale – ha condotto allo sviluppo e alla sperimentazione di un modello operativo per la gestione sostenibile del trasporto multimodale degli inerti tra Italia e Svizzera.

Nei 36 mesi di sviluppo progettuale è stato attuato un ricco piano di azioni per verificare la fattibilità tecnica ed economica di scelte modali maggiormente sostenibili per il trasporto degli inerti e dei rifiuti inerti tra i due paesi, in un quadro di equilibrio tra gli interessi dei vari attori presenti sul mercato. In particolare, è stata studiata l’applicazione di sistemi intermodali che prevedano l’integrazione del trasporto su gomma con quello ferroviario per la filiera degli inerti, coinvolgendo tutti gli stakeholder del settore e approfondendone gli aspetti logistici ma anche normativi, amministrativi ed ambientali.

In questo quadro le capofila Provincia di Varese e Repubblica e Cantone Ticino in collaborazione con FSS Cargo, HUPAC Spa, Gianni Ochsner Servizi Speciali SA e Cava Fusi hanno effettuato una esperienza pilota di trasporto di inerti dall’Italia alla Svizzera e viceversa con l’obiettivo di verificarne sul campo la fattibilità tecnico-ferroviaria, la quantificazione reale dei costi e il loro confronto con quelli del tutto-strada, al fine di valutare la sostenibilità economica dello switch modale e prospettando possibili soluzioni operative.

La prova pilota, effettuata nel giugno 2021, ha riguardato il trasporto intermodale di quattro container caricati all’andata dal Ticino di rifiuti inerti, in particolare asfalto fresato, via Lugano Vedeggio-Bellinzona San Paolo-Luino-Gallarate, per poi ritornare attraverso il percorso all’inverso con carichi di sabbia vagliata da Cava Fusi.

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I dati raccolti da questa esperienza hanno consentito una prima valutazione, sia dei costi del trasporto intermodale, sia dei suoi benefici, soprattutto sul piano ambientale, nonché di evidenziarne le criticità esistenti: il trasporto intermodale, sulle brevi distanze è certamente più costoso rispetto a quello tutto-strada ma è compensato in termini di benefici di natura ambientale e sociale. Per quanto riguarda le emissioni di CO2 il risparmio dovuto allo switch modale, nel caso del trasporto pilota, è quantificabile in un 23% circa in meno, nonostante l’alternativa gomma-ferro fosse più lunga per chilometraggio.

Anche l’applicazione su tutto il ciclo di vita del processo del metodo LCA (Life Cycle Assessment), ha permesso di verificare che gli scenari di trasporto alternativi (tutto-ferro o ferro-gomma) sono più performanti in termini di C02 emessa (-50%) rispetto allo scenario base, grazie al netto vantaggio ambientale del trasporto su ferro rispetto al trasporto su gomma (-80% per unità di trasporto). L’analisi dell’impatto ambientale ha permesso di stabilire che il cambiamento modale richiede che sia la cava di origine, sia il punto di destinazione siano in prossimità di un terminal ferroviario perché gli effetti su emissioni climalteranti, inquinamento, rumore, traffico, incidentalità e sicurezza siano maggiormente significativi. Andando a quantificare economicamente l’esternalità negativa del trasporto si è potuto infine verificare come i vantaggi ambientali dell’intermodale permettano di compensare gran parte dei maggiori costi senza però, sulle brevi distanze, compensarli completamente.

A favore degli operatori di settore e degli enti interessati, nell’ambito del progetto, è stato realizzato un software che consente di effettuare delle simulazioni di trasporto, selezionando l’origine e la destinazione del percorso e indicando il tipo di carico, se inerte vergine o rifiuto. Il sistema, dopo aver elaborato il percorso, offre in output alcune indicazioni su costo e impatto ambientale del trasporto, stimate sulla base delle analisi e dagli studi condotti nell’ambito del progetto. Per approfondire: https://www.switch-research.org/