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Controlli Snpa sugli impianti di gestione dei rifiuti: meno del 50% conforme

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Un bilancio dei primi tre anni di attività per la vigilanza e il controllo degli impianti di gestione dei rifiuti in Italia, quello descritto nel rapporto tecnico presentato a Rimini nell’ambito di Ecomondo da Snpa giovedì 9 novembre. Le attività ispettive, affidate ad Ispra e alle Arpa/Appa in base a convenzioni con il Ministero dell’ambiente, si sono svolte tra luglio 2019 e giugno 2022 e hanno interessato particolari tipologie di impianti di gestione e trattamento dei rifiuti sui quali il dicastero ha ritenuto necessario porre l’attenzione. I risultati dei 1.104 controlli effettuati in questi tre anni hanno evidenziato che meno del 50% degli impianti complessivamente oggetto di controllo sono risultati conformi, con aspetti di varia natura e gravità.

Il punto su quanto emerso dal Rapporto e sulle sfide che queste attività pongono in termini gestionali è stato fatto nel corso del convegno La cessazione della qualifica di rifiuti e le altre attività di vigilanza in materia di rifiuti a Ecomondo. “Nel 2018 il Ministero dell’ambiente, in attuazione alla propria funzione di vigilanza sulla gestione dei rifiuti, ha ritenuto di coinvolgere per la prima volta il Snpa nelle attività di controllo pianificate in maniera omogenea a livello nazionale sugli impianti di gestione dei rifiuti – ha detto Stefano Laporta presidente di Ispra e Snpa introducendo l’evento – Gli impianti sul territorio nazionale sono oltre 10.000 e le specifiche competenze tecniche che il Snpa possiede, rappresentano sicuramente una risorsa per garantire un approccio omogeneo al controllo preventivo, attraverso una migliore pianificazione”.

Concetto ribadito anche a nome delle Agenzie ambientali delle regioni e province da Maurizio Dionisio, direttore generale dell’Arta Abruzzo: “Siamo noi la parte operativa dei controlli, ma oggi, sempre più, alla necessaria funzione repressiva si affianca la collaborazione in chiave di prevenzione”. Un impegno quello di Snpa che incrocia quotidianamente tante altre realtà istituzionali del Paese, come dimostrato dalla presenza all’evento di Jacopo Morrone, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, nominato lo scorso settembre a capo della bicamerale, e del generale Giuseppe Vadalà, commissario unico per le bonifiche. Strutture con la quali Ispra e le Agenzie rinnovano l’impegno a collaborare già avviato da diversi anni, ha ribadito Valeria Frittelloni, direttore del Dipartimento valutazioni controlli e sostenibilità ambientale dell’Ispra.

Le attività ispettive oggetto del documento Snpa si sono focalizzate, in particolare, sugli impianti di recupero in procedura semplificata, su quelli che trattano veicoli fuori uso, apparecchiature elettriche ed elettroniche e la frazione organica, infine su quelli che effettuano attività di recupero finalizzato alla cessazione della qualifica di rifiuto (end of waste). Quadro generale ricco di dati e informazioni presentato da Francesca Minniti responsabile sezione vigilanza e controllo del Centro nazionale rifiuti di Ispra.

La relazione tecnica descrive le risultanze delle attività ispettive svolte da ogni singola agenzia regionale/provinciale e fornisce il dettaglio, per le diverse tipologie impiantistiche, delle criticità rilevate e dell’eventuale applicazione delle procedure di estinzione dei reati di tipo contravvenzionale. Ispezioni che hanno suscitato anche una serie di riflessioni sui ruoli, le competenze e i rapporti con le autorità competenti in tema di controlli degli impianti di gestione dei rifiuti, come messo in luce da Rossana Cintoli e Vincenzo Infantino, direttori generali rispettivamente di Arpa Marche e Arpa Sicilia. Centrale la questione dell’end of waste descritta da Maria Teresa Cazzaniga, direttrice tecnica di Arpa Lombardia.

Partendo dall’esperienza portata avanti grazie a questa convenzione – esempio di attuazione di un programma di controlli condiviso a livello nazionale – il direttore generale dell’Arpa Liguria, Carlo Emanuele Pepe, ha sottolineato come la legge 132 del 2016 abbia creato una concatenazione ancora più stretta tra le Agenzie regionali per l’ambiente, fino a definire un modello di “federalismo ambientale” che può fungere da riferimento per altri ambiti della pubblica amministrazione. Il direttore dell’Agenzia ligure ha ripercorso il cammino che sta portando all’ufficializzazione dei Lepta, i Livelli essenziali delle prestazioni tecniche ambientali. Il complesso lavoro svolto in ambito Snpa per arrivare alla definizione dei 6 Lepta, con 26 servizi e 127 prestazioni, è stato presentato al Governo ed è in attesa di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che introduca questi standard comuni nel nostro ordinamento. “Si punta”, ha ricordato Pepe, “all’omogeneizzazione dei servizi delle agenzie per l’ambiente in tutto il Paese: La definizione di questi strumenti potrà fornire ispirazione per elaborare standard comuni anche in altri settori”.