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PNRR e riciclo: “L’Italia poteva osare di più”

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Foto di Etienne Girardet su unsplash.com

“Nel PNRR l’Italia avrebbe potuto osare di più in tema di riciclo”. Una valutazione pesante, quella fatta da Mattia Pellegrini, capo Unità Generale dell’Ambiente presso la Commissione Europea sul capitolo economia circolare del Piano nazionale di ripresa e resilienza. “L’Italia avrebbe potuto osare di più negli investimenti per la costruzione di impianti, soprattutto dal Lazio in giù, dove sono ancora alte le percentuali di rifiuti avviati a discarica”.

L’intervento di Pellegrini è avvenuto nell’ambito del webinar “Le imprese del riciclo motore dell’economia circolare”. Organizzato da Unirima, Assofermet e Assorimap, l’evento è stato un importante momento di confronto per fare il punto sul settore del riciclo a un anno della sottoscrizione del protocollo Unirima, Assofermet e Assorimap e dalla pubblicazione del Manifesto del Riciclo a sostegno dell’Economia Circolare.

La Commissione ha chiesto di indirizzare il 38% delle risorse ai temi del Green Deal europeo, che al momento rappresentano per l’Ue la priorità politica. “Il governo italiano invece ha puntato molto su efficientamento e riconversione energetica, mentre il capitolo sull’economia circolare è il più basso per dotazione finanziaria – ha osservato Pellegrini – Si tratta di una scelta del governo nazionale, poi noi valuteremo se le singole voci di spesa corrispondono a quanto richiesto”.

La proposta europea sugli investimenti sostenibili, infatti, esclude dai finanziamenti ‘green’ quelli destinati agli impianti di recupero energetico. Per quanto la Commissione li definisca utili a tagliare i conferimenti in discarica, al tempo stesso sta elaborando nuove regole che rendano sempre più difficile finanziarne la costruzione.

Le aspettative del dirigente della Commissione rispetto al Piano italiano si fondano sui dati della raccolta rifiuti, in particolare al centro e sud Italia: nel Lazio il 60% dei rifiuti finisce in discarica, e le stesse percentuali potrebbero valere per Campania e Sicilia. “Alla luce del fatto che entro il 2035 solo il 10% dei rifiuti potrà essere smaltito in discarica, serve investire non solo sull’ammodernamento ma sulla costruzione di nuovi impianti di riciclo” ha chiarito Pellegrini, ricordando che “anche gli inceneritori svolgono un ruolo complementare rispetto al riciclo, perché ciò che non può essere riciclato è meglio che venga trasformato in energia piuttosto che smaltito in discarica”.

Sul tema impianti di riciclo nel PNRR, è critica anche la posizione delle associazioni di categoria. “Lo scorso anno, come associazioni del riciclo, abbiamo lanciato un manifesto focalizzato sulle potenzialità del settore che costituisce il cuore dell’economia circolare e chiesto un contributo straordinario per il biennio 2021-2022 di 4 miliardi per l’innovazione tecnologica degli impianti. Ad oggi, purtroppo, quella richiesta non è stata ancora accolta. Auspichiamo un nuovo impulso all’economia circolare perché si tratta di un comparto che muove circa 20 miliardi”, ha sottolineato Cinzia Vezzosi, Presidente Euric e vicepresidente Assofermet.

“Parallelamente a maggiori investimenti in impianti, occorrono riforme che garantiscano dinamiche competitive, affinché venga pienamente applicato il principio della concorrenza: un concetto espresso anche dall’Antitrust, per cui il perimetro tracciato dal Decreto legislativo 116/2020 in materia di rifiuti urbani e di quelli speciali è discriminatorio per i gestori privati”, ha osservato Francesco Sicilia, direttore generale di Unirima.

“Servono interventi operativi e pragmatici, come un credito d’imposta per i riciclatori e sgravi fiscali per chi acquista materiali riciclati. L’idea di generare sovvenzioni al nostro settore è quanto mai attuale, a maggior ragione oggi che si parla sempre più diffusamente di decarbonizzazione”, ha evidenziato Maurizio Foresti, vicepresidente Assorimap.

Un appello, quello delle imprese, raccolto dalla presidente della Commissione ambiente della Camera Alessia Rotta: “Non dobbiamo essere pessimisti nel rapporto tra PNRR ed economia circolare. Molti profili devono ancora essere sviluppati: pensiamo per esempio alla riforma del fisco che ancora deve decollare e potrebbe rappresentare un volano di crescita enorme per tutto il settore”.