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Tassonomia verde, dall’Europarlamento primo no all’inclusione di gas e nucleare

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Foto di Pixabay

Dalle Commissioni Ambiente e Affari Economici dell’Europarlamento è arrivato il voto favorevole al rigetto della proposta della Commissione Ue di considerare gas fossile e nucleare come fonti energetiche sostenibili nell’ambito della Tassonomia verde: 76 sì, 62 no e 4 astenuti. Spetta ora all’Europarlamento di Strasburgo la decisione finale che verrà presa alla prossima plenaria in programma dal 4 al 7 luglio. Per far cadere la proposta della Commissione servirà la maggioranza assoluta.

Come osserva La Nuova Ecologia, la proposta della Commissione europea era stata adottata nonostante il parere fortemente contrario della Piattaforma sulla Finanza Sostenibile (Pfs), il gruppo di esperti indipendenti nominati dalla stessa Commissione per il supporto scientifico necessario alla redazione di questa proposta di Atto Delegato Complementare per l’attuazione del regolamento sulla tassonomia. La Pfs, nelle sue raccomandazioni alla Commissione, aveva evidenziato che il nucleare va escluso in quanto non rispetta i criteri (previsti dall’articolo 17 del regolamento sulla tassonomia) relativi al principio sul non arrecare danni significativi all’ambiente, in particolare per quanto riguarda la gestione e lo smaltimento delle scorie radioattive. L’esclusione del gas fossile, invece, è motivata dal fatto che gli impianti a gas per poter fornire un contributo sostanziale alla mitigazione dei cambiamenti climatici, come richiesto dal regolamento, devono emettere meno di 100 gr CO2e/kWh, mentre gli impianti più efficienti oggi a disposizione emettono non meno di 316 gr CO2e/kWh.

In linea con il parere scientifico del Pfs, anche l’Institutional Investors Group on Climate Change (Iigcc), oltre 370 tra i maggiori investitori internazionali con un portafoglio di 50 mila miliardi di euro, ha chiesto di escludere il gas fossile dal regolamento sulla tassonomia, in quanto “si indirizzerebbero capitali verso attività non compatibili con l’impegno UE verso la neutralità climatica entro il 2050”.

“Si tratta di un primo importante risultato – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambienteche apre la strada alla bocciatura della proposta di considerare gas fossile e nucleare come fonti energetiche sostenibili, in base al regolamento sulla tassonomia che classifica gli investimenti verdi. Una decisione importante che può scongiurare, rigettando la proposta della Commissione, un duro colpo al Green Deal Europeo e a un’ambiziosa politica climatica in grado di fronteggiare l’emergenza climatica. Proposta in forte contraddizione con la scelta europea di puntare con REPowerEU su rinnovabili ed efficienza energetica in risposta alla crisi energetica scatenata dalla guerra russa in Ucraina. Ed è anche una proposta senza alcuna base scientifica, come invece richiede il regolamento”.

“L’Europarlamento – sostiene Mauro Albrizio, responsabile dell’ufficio europeo di Legambiente – ora può e deve rigettare la proposta della Commissione ed evitare così che centinaia di miliardi di euro, anziché essere investiti in rinnovabili ed efficienza energetica, vadano sprecati con il nucleare e il gas fossile aggravando la duplice crisi climatica ed energetica”.

Il voto delle Commissioni congiunte è arrivato mentre la deputata ucraina Inna Sovsun e i gruppi ambientalisti ucraini avvertivano  gli eurodeputati che l’aggiunta di gas ed energia nucleare alla tassonomia dell’Ue sarebbe un “regalo” per Putin, perché finanzia l’invasione dell’Ucraina.  Prima della votazione, i volontari di Greenpeace EU hanno manifestato davanti al Parlamento europeo a Bruxelles con caricature  del presidente russo Vladimir Putin, della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, dei capi di Gazprom e Rosatom e dei lobbisti delle industrie del gas e del nucleare.

Come riporta Green Report anche per Henry Eviston, responsabile della politica finanziaria sostenibile del Wwf European Policy Office, “La guerra in Ucraina mostra che l’UE non può essere completamente indipendente finché non controlla la propria energia. Mentre il gas importato crea dipendenza, le rinnovabili sono la nostra energia di “libertà” e la chiave della nostra indipendenza. Etichettare il gas come investimento sostenibile porterebbe l’Europa a utilizzare ancora più gas, il che significa meno sicurezza energetica e bollette più elevate per i cittadini europei”.

Le Commissioni sono state meno tranchant: pur riconoscendo “il ruolo del gas fossile e del nucleare nel garantire un approvvigionamento energetico stabile durante la transizione verso un’economia sostenibile” gli eurodeputati ritengono che “gli standard di screening tecnico proposti dalla Commissione, nel suo regolamento delegato, a sostegno della loro inclusione non rispettino i criteri per le attività economiche ecosostenibili di cui all’articolo 3 del regolamento sulla tassonomia“.

Inoltre, la risoluzione adottata dai deputati europei  chiede  che “eventuali atti delegati nuovi o modificati siano soggetti a consultazione pubblica e valutazioni d’impatto, in quanto potrebbero avere impatti economici, ambientali e sociali significativi” e ricordano che “gli Stati membri continuano a essere liberi di decidere il proprio mix energetico e gli investitori possono continuare a investire come desiderano, poiché non vi è alcun obbligo per gli investitori di investire esclusivamente in attività economiche che soddisfano criteri specifici”.