Home Ambiente Confindustria: 2023 a crescita zero

Confindustria: 2023 a crescita zero

Foto di Oleg Gamulinskiy da Pixabay

Ci attende un scenario economico “complesso, un po’ fosco, zavorrante”, secondo la dg di Confindustria, Francesca Mariotti, che ha presentato le previsioni economiche di autunno del centro studi di Confindustria. “Questa è un’emergenza nazionale, non riguarda più solo imprese e industria, riguarda tutti. Interventi tamponi non saranno sufficienti e neanche più tanto possibili: abbiamo una incertezza di tempi: quanto durerà? Certamente non poco. Una emorragia di risorse pubbliche non possiamo permettercela”.

Le stime di Confindustria 

Lo shock energetico abbatte le prospettive di crescita, avverte il Centro studi di Confindustria che vede il Pil 2022 in crescita del 3,4% ma un 2023 a crescita zero: l’Italia cade in stagnazione e con un’inflazione record.

Il Pil italiano “dopo una dinamica positiva nella prima metà del 2022 subisce un aggiustamento al ribasso tra fine anno e inizio 2023, poi recupera piano. La crescita 2022 (+3,4%) è già tutta acquisita ed è molto superiore a quella che si prevedeva sei mesi fa. Per il 2023, invece c’è una forte revisione al ribasso rispetto allo scenario di aprile (-1,6 punti) che porta alla stagnazione in media d’anno”.

“I costi energetici delle imprese italiane sono stimati aumentare di 110 miliardi di euro nella media del 2022, per il totale economia, rispetto ai valori pre-pandemia”, stima il Centro studi di Confindustria. “L’incidenza dei costi energetici sul totale sale da 4,6% a 9,8%, livelli insostenibili, ai quali corrisponde, nonostante un rialzo dei prezzi di vendita eterogeneo per settori, una profonda riduzione dei margini delle imprese”, avvertono gli economisti. Il prezzo del gas frena la crescita ma “se si riuscisse a imporre un tetto di 100 euro al prezzo, il Pil guadagnerebbe l’1,6% nel biennio”.

I costi per le imprese salgono alle stelle

L’incidenza dei costi energetici sui costi di produzione sale quest’anno al 9,8%, con una bolletta energetica di 110 mld aggiuntivi rispetto al pre-pandemia (era di quasi 87 miliardi; +127%). Nella sola manifattura i costi energetici salgono di 43 mld (da sommare ai 30 mld pre-Covid; +143%). I settori più colpiti sono metallurgia (+15 p.p.) e prodotti refrattari, cemento, calcestruzzo, gesso, vetro, ceramiche (+11 p.p.). In seconda battuta le lavorazioni del legno, la gomma-plastica e la produzione di carta (+8 e +6 p.p.).

Attuazione del PNRR

Finora il Piano è stato attuato rispettando i traguardi e obiettivi nei tempi previsti. Però, molti investimenti sono stati rinviati agli anni futuri (2025-2026) e permangono i rischi di inizio anno (prezzi più alti, carenza di materiali, performance eterogenee delle PA). Nel 2022 saranno spesi 15 miliardi (invece di 29,4) e nel 2023, 40,9 miliardi (2,4 in meno di quanto previsto del DEF). In caso di un mancato raggiungimento di un traguardo o di un obiettivo, la rata è sospesa.

Le proposte di Confindustria

Secondo Confindustria occorre attenuare i rincari dell’energia o i loro effetti su famiglie e imprese. Come?

  • Interventi compensativi: molti sono stati fatti in Italia, ma sono costosi e quindi sostenibili solo per periodi di tempo limitati.
  • Interventi regolatori:
    ▪ Tetto UE al prezzo del gas (su questo serve più Europa, non iniziative di singoli paesi)
    ▪ Riforma del mercato elettrico (disaccoppiare il prezzo dell’elettricità da quello del gas);
    ▪ Destinare parte dell’energia da rinnovabili e la produzione nazionale di gas alle imprese a un prezzo calmierato;
  • Ridurre la dipendenza energetica italiana da altri paesi (più elettricità da rinnovabili)
  • Ridurre i consumi nazionali di gas e altra energia (es. limiti a riscaldamento/raffrescamento)

Tutti i dettagli del rapporto sono disponibili sul sito di Confindustria a questo link.