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Coronavirus, lo smaltimento delle mascherine di protezione

La situazione di emergenza sanitaria a causa del coronavirus ha visto l’aumento del 20% dei rifiuti ospedalieri. Gran parte di questi sono costituiti dai dispositivi di protezione individuale, come le mascherine. Le mascherine non sono solo utilizzate in ambito ospedaliero, ma anche dai positivi in isolamento domiciliare e sempre più spesso sono adottate, nonostante non ci siano indicazioni da parte dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), da chi è sano e non ha contratto il virus ma preferisce utilizzarle per avere un’ulteriore protezione oltre al distanziamento sociale.

Si prevede che allo stato attuale solo in Italia ne serviranno 90 milioni al mese. Una richiesta elevata che si scontra con un’offerta contenuta. Non solo mascherine per personale sanitario, ma di tutti i tipi. Con l’utilizzo verrà poi il problema dello smaltimento, dal momento che la maggior parte è pensata per essere utilizzata una volta sola.

Qualche giorno fa è stato inviato ai medici un lotto “non autorizzato” di mascherine, a quanto si apprende dalla lettera inviata dal presidente dell’Ordine dei medici (FNOMCeO) ai responsabili delle varie regioni. Le mascherine erano state inviate dalla Protezione Civile, ma poi si è scoperto che non rispettavano gli standard richiesti per il loro utilizzo.

C’è mascherina e mascherina

Le chirurgiche monouso rischiano di trasformarsi in un’altra catastrofe ambientale, come riporta il gruppo ambientalista Ocean Asia. Il gruppo recentemente ha condotto un viaggio sulle isole Soko a Hong Kong, dove ha trovato che un ‘enorme quantità di maschere chirurgiche si sta riversando sulla costa.

In Italia sono molte le realtà tessili grandi e medie, dal Nord al Sud, che si sono attivate per convertirsi e produrre rapidamente i tanto necessari presidi sanitari.  La differenza è che parte di queste mascherine non sono monouso ma sono riutilizzabili e lavabili. Molte aziende di tessile e di abbigliamento hanno convertito la produzione. L’obiettivo è sopperire alla grandissima richiesta e per produrre mascherine che possano essere lavate e riutilizzate.