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Investire sull’economia circolare: l’appello di UNIRIMA, ASSORIMAP e ASSOFERMET

riciclo
Businessman with Energy and Environmental Concept

In occasione della Giornata Mondiale del Riciclo le Associazioni UNIRIMA, ASSORIMAP, e ASSOFERMET pongono l’accento sulla necessità di garantire il rispetto dei principi di concorrenza e di investire, con visione strategica, sull’economia circolare, vettore fondamentale per assicurare una chiusura virtuosa del ciclo dei rifiuti, per abbassare i costi di imprese e cittadini mentre l’inflazione morde e per uno sviluppo industriale sostenibile nel nostro Paese.

In Italia il comparto conta circa 45mila addetti e 4mila impianti distribuiti su tutto il territorio nazionale. Il tasso di riciclo degli imballaggi di carta e cartone in Italia ha raggiunto e superato, con 10 anni di anticipo, l’obiettivo europeo dell’85% fissato per il 2030. La produzione di materia/end of waste “carta da macero” è pari a circa 7 milioni di tonnellate. In Italia è pari a 1.800.000 tonnellate la capacità installata di riciclo di materiali plastici, che rappresenta un potenziale enorme da valorizzare. Per ogni tonnellata di materia plastica riciclata si risparmiano 1,9 tonnellate di petrolio, si riducono le emissioni di CO2 di 1,4 di tonnellate, nonché quantità ingenti di energia elettrica. Gli impianti di recupero di rottami ferrosi e non ferrosi annualmente raccolgono e riciclano circa 15 milioni di tonnellate di materiale, che vengono resi disponibili al comparto siderurgico e metallurgico in sostituzione delle materie prime vergini.

Le tre Associazioni delle imprese che operano nel riciclo meccanico chiedono quindi un salto di qualità alle istituzioni e alla politica, affinché vengano effettivamente sprigionate tutte le potenzialità ancora inespresse dell’economia circolare. Occorre, infatti, supportare il mercato delle materie prime secondarie e aprire il settore a formule e meccanismi finalizzati a una maggiore concorrenza, anche per rafforzare le esportazioni che rappresentano un vero e proprio traino della nostra intera economia. Manca ancora una spinta alla realizzazione dei necessari investimenti di comparto dedicati all’innovazione tecnologica in ambito impiantistico, in particolare per quanto concerne il trattamento degli scarti di lavorazione non riciclabili. Si tratta di vulnus da sanare senza ulteriori esitazioni, affinché l’economia circolare non resti relegata alla sfera delle dichiarazioni di intenti, ma si affermi finalmente come il pilastro su cui costruire una modernizzazione del Paese all’insegna della sostenibilità.