Home Ambiente IFAT l’industria dell’ambiente pensa a livello globale

IFAT l’industria dell’ambiente pensa a livello globale

ifat-2022

È partita nella mattinata di lunedì 30 maggio, IFAT, la più grande fiera mondiale per le tecnologie ambientali, fino al 3 giugno a Monaco di Baviera. Un sondaggio online tra i partecipanti esamina l’impatto della pandemia e della guerra in Ucraina sull’industria delle tecnologie ambientali e le opportunità associate al Green Deal europeo e all’economia circolare.

“Le tecnologie che promuovono la protezione dell’ambiente e del clima sono più ricercate che mai. Allo stesso tempo, sia gli effetti della pandemia che la guerra in Ucraina rappresentano una grande sfida per il settore ambientale. Durante l’IFAT di Monaco, il settore avrà uno scambio approfondito su questi temi”, afferma Stefan Rummel, amministratore delegato di Messe München. Condotto ad aprile dall’istituto indipendente di ricerche di mercato IfaD, al sondaggio online hanno risposto 943 partecipanti IFAT di Monaco, sia visitatori che rappresentanti degli espositori dell’industria della gestione dell’acqua e dei rifiuti.

L’industria espande la base di fornitori e le scorte

A causa della pandemia, il settore ambientale deve lottare principalmente con interruzioni della catena di approvvigionamento (secondo l’82% degli intervistati), vincoli operativi (69%) e difficoltà nelle vendite (58%). Di conseguenza, i problemi con le consegne ai clienti (69%) e i tempi di fermo della produzione (35%) portano a una perdita di profitto per il 39% degli intervistati. Per stabilizzare la situazione, l’industria prevede principalmente di espandere la propria base di fornitori (44%) e aumentare le scorte (44%).

I settori della gestione dell’acqua e dei rifiuti, focalizzati a livello locale, sono stati meno colpiti dalla pandemia e devono affrontare principalmente vincoli operativi (72%), seguiti da interruzioni della catena di approvvigionamento (64%). L’espansione delle scorte è di gran lunga la misura migliore per contrastare quest’ultima (34%).

Espansione e incertezza per la guerra

Il 43% degli intervistati ha indicato che le proprie aziende intendono espandere le attività internazionali e il 40% che continueranno allo stesso livello.

Il 50% degli intervistati del settore ambientale prevede un forte impatto della guerra in Ucraina sulla propria attività, rispetto al “solo” 34% nei settori della gestione dell’acqua e dei rifiuti. Secondo quasi il 90% di tutti gli intervistati c’è il rischio che la protezione dell’ambiente e del clima abbia una priorità politica e pubblica inferiore a causa della guerra.

Il Green Deal europeo come opportunità

Il settore considera il Green Deal europeo un’opportunità: il 48% degli intervistati vede effetti positivi o molto positivi sulla propria attività. Sebbene i settori dell’acqua e della gestione dei rifiuti siano stati più riservati, il 32% di loro prevede anche che gli effetti saranno positivi. In ogni caso, un terzo degli intervistati non ha osato fare previsioni.

Il settore contribuisce agli obiettivi della tassonomia della finanza sostenibile dell’UE

La tassonomia della finanza sostenibile dell’Unione Europea mira a classificare le attività economiche in base alla loro sostenibilità. La maggior parte degli intervistati non ha ancora esaminato questo problema. Chi l’ha fatto vede un’opportunità anche per l’industria ambientale (31%), mentre nella gestione dell’acqua e dei rifiuti la cifra è del 18%.

Entrambi i settori contribuiscono fortemente agli obiettivi della tassonomia, in particolare la prevenzione dell’inquinamento (industria 57%, acqua e gestione dei rifiuti 59%), la protezione del clima (entrambi 53%), la transizione verso un’economia circolare (47/44%) e l’uso sostenibile di risorse idriche (46/50 per cento).

Cosa deve accadere per un’economia circolare

Secondo gli intervistati, le misure principali per un’economia circolare sono una maggiore durata del prodotto (78/79%), un migliore riciclaggio (77/64%), una riduzione del consumo di materiale (58/59%), un uso singolo limitato (56/60%). Al quarto posto: design intelligente del prodotto (39/32%). Al quinto: nuovi modelli di business (26/23%). Il 37% del settore ambientale offre già prodotti circolari, così come un quarto dei settori delle acque reflue e della gestione dei rifiuti.