Home Bonifiche Decommissioning alla ex centrale nucleare di Sabotino, ora giù gli schermi sui...

Decommissioning alla ex centrale nucleare di Sabotino, ora giù gli schermi sui grandi boiler rossi

Le prossime attività elimineranno i cilindri in cemento armato posti a 80 metri di altezza

L’Autorità di Sicurezza Nucleare ha dato il via libera  alcuni giorni fa allo smantellamento di un’altra porzione del grande edificio-reattore della ex Centrale Nucleare di Borgo Sabotino. Lo ha detto questa mattina l’Ad di Sogin, Luca Desiata, in apertura dell’Open Gate, terza edizione dell’iniziativa che apre le porte degli impianti nucleari al pubblico, per fare il punto sulle attività di decommissioning. Effettuate le verifiche antimafia, il cantiere avrà il via libera, probabilmente già dopo Pasqua e comincerà la fase di progettazione dello smantellamento degli schermi in cemento armato che sovrastano i grandi boiler rossi presenti sulla facciata dell’edificio più alto del sito e ben visibili anche dall’esterno. Una fase che richiederà circa tre mesi, poi, si procederà alle operazioni “in quota” (a circa 80 metri di altezza) con una gru.

“La centrale di Latina è una di quelle che stanno lavorando meglio al decommissioning, ma anche alle attività di bonifica per le quali si stanno investendo enormi energie e risorse”, assicura Desiata.

Lo stadio intermedio di decommissioning  avverrà entro il 2027  con lo smantellamento della metà dell’edificio reattore fino al piano grafite. E qui arriva il punto che appare più critico: non esiste oggi la tecnologia per rimuovere in sicurezza il reattore gas-grafite che è la caratteristica di questa centrale pontina, quella che nel periodo di funzionamento, produceva più energia nucleare in Europa, tecnologie che si confida possano essere state sviluppate nei prossimi 8 anni.

Nessuna novità concreta invece sul deposito nazionale di scorie nucleari.

ASCOLTA DESIATA

IL MONITORAGGIO AMBIENTALE – Nell’ambito delle attività di bonifica e di controllo resta la preoccupazione per la presenza nella falda di cloruro di vinile, scoperta che ha costretto il Comune di Latina (il primo fu il commissario prefettizio Giacomo Barbato) a vietare l’uso di acqua per uso potabili a Borgo Santa Maria. Un divieto che tutt’oggi esiste perché questa presenza ha preso i contorni quasi di un mistero: non si conosce l’origine e tutti i carotaggi effettuati nell’area della ex centrale per trovare eventulai depositi che possano averlo rilasciato, hanno dato esito negativo. “Per questo è attiva una conferenza di servizi e stiamo aspettando le decisioni dell’Arpa. Dal punto di vista radiometrico controlliamo la totalità della proprietà Sogin, e anche il perimetro esterno; poi controlliamo tutte le matrici ambientali, latte, pesce, carne, con risultati negativi”, ha spiegato Agostino Rivieccio responsabile della disattivazione dell’ex sito nucleare di Latina.

Nel sito è stato bonificato materiale da officina seppellito ed è stato trovato anche amianto sotterrato a circa un metro di profondità, anche quello smaltito secondo le procedure, assicurano i tecnici.