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Lo stabilimento è pieno, si ferma la raccolta del vetro al Centro-Sud

Allarme del consorzio recupero: "Da domani le bottiglie resteranno nelle campane e per strada". Un grande consumo di bibite per il caldo, le regioni meridionali più virtuose nel riciclo e un empasse burocratico: l'impianto in provincia di Frosinone ora non può ricevere altro materiale.

C’è un enorme deposito di vetro dove non si può più stipare una bottiglia, e la raccolta nel Centro-Sud si ferma. A partire da Roma, il mercato più importante. “Da domani lasciamo tutto nelle campane, nei contenitori su strada”, fa sapere il Consorzio del recupero del vetro (Coreve) con toni preoccupati.

Il deposito, una capacità produttiva da 300 mila tonnellate, è quello di Supino, provincia di Frosinone, il più grande e avanzato dell’Italia centro-meridionale (che in tutto conta otto depositi contro gli undici del Nord). Lo ha inaugurato la Vetreco srl quattro anni fa con una spesa di 17 milioni di euro. Si annunciava, qui, la raccolta del 12 per cento del vetro italiano (è stata pari, nel 2016, a un milione e 661 mila tonnellate), ma alla quarta stagione la struttura è già a tappo. Tre questioni si sono concentrate sullo stabilimento e hanno creato l’ingorgo perfetto e adesso, nella stagione in cui anche il Meridione d’Italia ha iniziato a riciclare sul serio, ci si deve fermare.

Che cosa è successo per arrivare al sold out? E’ successo che un’estate ormai lunga sei mesi e carica di turisti ha fatto crescere il consumo di bibite in bottiglia, riempiendo i camion del trasporto e poi i depositi locali. E’ successo che nei primi dieci mesi del 2017 anche il Mezzogiorno – dopo una lunga campagna di premi ai virtuosi avviata proprio dal consorzio privato – ha iniziato a crescere sul riciclo: un aumento di oltre il 50 per cento in Sicilia (che partiva da quote davvero basse), del 45 per cento in Basilicata, del 23 per cento in Calabria. Spesso i volumi in eccesso per gli altri sette stabilimenti del Centro-Sud sono stati dirottati su Supino, che fisiologicamente raccoglie un terzo del prodotto della macroarea (sei regioni per dieci milioni di abitanti) e il 54 per cento del vetro della capitale. Lo stabilimento si è saturato in queste settimane e il ciclo produttivo ora si ferma.

Ai due eventi industriali se ne è aggiunto un terzo di carattere burocratico: il consorzio sostiene che lo stabilimento può arrivare a 300 mila tonnellate di produzione (frantumazione e smistamento) organizzando semplicemente un terzo turno di lavoro, ma i permessi della Provincia di Frosinone sono fermi a quota 200 mila tonnellate e le richieste allarmate si sono infrante contro il muro della crisi di potere e di decisione delle attuali province italiane.

Venerdì scorso il presidente del Consorzio recupero vetro, Franco Grisan, ha scritto una lettera urgente al ministro dell’Ambiente: “La Regione Lazio”, ha ricordato a Giancarlo Galletti, “permette allo stabilimento di ricevere quasi il doppio delle quantità attuali, ma non riusciamo a sensibilizzare la Provincia”. Il Coreve ha scritto al presidente Antonio Pompeo il 24 Ottobre e ancora il 3 Novembre. Neppure un cenno di risposta. “Questa situazione è assurda e potrebbe avere conseguenze molto gravi. Il collasso del sistema di raccolta in due terzi del Paese creerà un problema di decoro e di ordine pubblico in molte città, a partire dalla capitale. Per anni abbiamo spronato cittadini e amministrazioni locali a differenziare
di più e meglio, ritrovandoci ora nell’impossibilità di gestire tutto quello che ci viene conferito”.

Il Coreve, consorzio dei più importanti vetrari italiani, grazie alla raccolta del 2016 ha redistribuito a 6.812 comuni italiani 66 milioni di euro.