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La bonifica dei veleni di Bussi, Gerardis: “Il ministro chieda i danni alla Edison”

Parla il direttore generale della Regione Abruzzo che replica ai rilievi del dicastero dell’Ambiente.

«Quello di Bussi è un Sito di Interesse Nazionale, inclusa l’area della discarica abusiva I Tre Monti: pertanto, il soggetto competente ad adottare iniziative di bonifica del sito è (ed era) il ministero dell’Ambiente».

Cristina Gerardis è direttore generale della regione Abruzzo. All’epoca del processo in Corte d’Assise a Chieti sulla mega discarica di Bussi sul Tirino rappresentava l’Avvocatura dello Stato (patrocinando la posizione del commissario straordinario Adriano Goio deceduto qualche mese fa, vedi il servizio di lato). Gerardis commenta così la notizia pubblicata dal Centro sabato scorso riguardo a imminenti iniziative del ministero dell’Ambiente «presso le procure competenti» nei confronti di «soggetti inadempienti rispetto agli obblighi di caratterizzazione, messa in sicurezza e bonifiche».

Dottoressa Gerardis, se è il ministero l’organo competente per le bonifiche, a chi si riferisce quella frase?

«Durante il commissariamento (terminato a seguito del decesso dell’architetto Goio) il commissario delegato in forza di specifiche ordinanze di protezione civile era dotato di poteri straordinari sull’area sulla quale pure, avendo la qualifica di SIN, poteva ben intervenire il ministero dell’Ambiente, a fianco del Commissario. Entrambi comunque soggetti statali. Questo per sgombrare il campo dal dubbio, che potrebbe insorgere che la bonifica spetti ad “enti” diversi dallo Stato. Può darsi che il ministero si riferisse ai soggetti privati proprietari del sito e non agli enti. Allora ha ragione il ministero a dire: vigilerò che chi è proprietario dei sito, cioè Solvay e Todisco pongano in essere le azioni di loro competenza che sono il monitoraggio e la messa in sicurezza del sito».

E la Regione che tipo di competenze e responsabilità ha?

«Regione Abruzzo certamente presta e presterà la massima collaborazione alla migliore e più efficace gestione di ogni attività di risanamento del sito. D’altronde, uno degli interventi finanziati dal Masterplan Abruzzo, sottoscritto dal presidente del consiglio dei ministri e dal presidente della giunta regionale, è appunto la bonifica dell’area di Bussi, compresa la cosiddetta mega discarica. Stante la competenza indiscutibile dello Stato su quell’area, individuate le risorse, dovrà essere stabilito con puntualità “chi fa cosa” per dare seguito utile al Patto ove sono stanziati ben 60 milioni di euro proprio per bonificare la discarica, a valere sul FSC (fondo sviluppo e coesione). Ciò sta avvenendo nel contesto del tavolo di monitoraggio del Masterplan, istituito presso l’Agenzia per la Coesione Territoriale. Detto questo, non posso non rammentare che nel 2014 il Commissario Goio ha svolto una dettagliata caratterizzazione dell’area della discarica, in concomitanza con lo svolgimento del processo penale davanti alla corte d’assise di Chieti».

In quel processo lei rappresentava l’Avvocatura dello Stato.

«E In quel medesimo contesto, l’Avvocatura dello Stato, nell’interesse del ministero dell’Ambiente, della Regione Abruzzo e dello stesso Commissario tutti costituiti parte civile nel processo, ha svolto una accurata indagine tecnica sull’inquinamento del sito, corredata da una relazione dell’Istituto Superiore di Sanità, i cui allarmanti risultati erano stati ampiamente diffusi dalla stampa, anche nazionale. Tutti documenti nella disponibilità dell’ufficio commissariale e del Ministero dell’Ambiente. Tutti documenti dal contenuto estremamente dettagliato sia sotto il profilo ambientale che del rischio per la salute pubblica. Documenti scientifici che affermavano 1) il gravissimo stato di contaminazione da solventi clorurati delle acque sotterranee del SIN; 2) il nesso causale tra l’inquinamento delle acque dei pozzi destinati alla popolazione della val Pescara e le sostanze smaltite nella discarica I Tre Monti. I solventi clorurati rappresentano l’inquinante a maggior rischio sanitario/ambientale del sito di Bussi, ben maggiore rispetto al piombo ed al mercurio di cui solamente si parla, anche negli ultimi articoli cui faccio riferimento».

Una documentazione pesantissima, ma gli imputati sono stati assolti.

«La sentenza della Corte d’assise di Chieti, attualmente oggetto di impugnazione (l’udienza all’Aquila si terrà nella terza settimana di dicembre, ndr.) ha assolto, è vero, tutti gli imputati; ma ha riconosciuto l’esistenza del disastro ambientale colposo, poi dichiarato prescritto. Tale riconoscimento, pur non sfociato in una condanna degli imputati per via della prescrizione, fonda però pacificamente il diritto del ministero dell’Ambiente a intraprendere una causa risarcitoria in sede civile contro il responsabile civile a suo tempo escluso dal processo, in quanto svolto su scelta degli imputati con rito abbreviato».

Ci ricorda di chi stiamo parlando?

«L’Avvocatura dello Stato che io rappresentavo all’epoca, ha evocato in giudizio la Edison come responsabile civile. La Edison poi è stata esclusa dal processo perché ha scelto il rito abbreviato che non prevede la presenza dei responsabili civili. Ma il riconoscimento del disastro colposo dà modo che si possa attivare l’azione risarcitoria in sede civile».

Il ministero però non ha ancora agito.

«Non mi risulta che ad oggi tale azione sia stata intrapresa dal ministero. Essa, in caso di esito favorevole, potrebbe assicurare allo Stato e dunque al territorio un risarcimento economico da parte del responsabile civile (che è ben individuato e non certo sconosciuto) che compenserebbe,in ossequio al principio comunitario “chi inquina paga”, gli stanziamenti di denaro pubblico già fatti e che vi saranno. L’alternativa è che paghi solo la collettività. Perché mi ostino a pensare che lo Stato siamo noi e di tutti le risorse pubbliche».